Cosa sta succedendo al gin?

Dopo 20 anni di crescita e trend positivi, il gin sembra esser arrivato, secondo alcuni operatori, a un punto di svolta. E pensare che negli anni 90 di gin si parlava pochissimo, nell’assortimenti dei bar si trovava solo un’etichetta (molto probabilmente Gordon’s) e sembrava l’ingrediente dei cocktails più richiesti e conosciuti da chi voleva prendersi una buona sbronza. Oggi, invece, assistiamo a un proliferare di etichette sul mercato come mai prima: quasi ogni giorno riceviamo una proposta di un nuovo brand che cerca spazio nella distribuzione nazionale per affermarsi. Come siamo arrivati a questo?
I trend, si sa, cambiano: l’exploit della vodka negli anni 80, che in Italia ha portato ad un’affermazione del marchio più che del prodotto, considerando quasi esclusivamente il prezzo o la forza del brand, e l’affermazione di alcuni marchi di gin, che hanno in qualche modo “spaccato” il mercato, si è arrivati ad oggi. Un distillato prodotto da cereali, che fa una seconda distillazione con la macerazione di botaniche in alcool, dove la priorità viene data al ginepro, bacca mediterranea con un gusto particolare tra lo speziato, l’erbaceo e talvolta il floreale, che “intriga” il palato come mai potrebbe fare una vodka.
I locali hanno iniziato quindi a riproporre il gin e il gin&tonic in primis, come cocktail leggero, facile da capire per il consumatore e facile da fare per qualsiasi bar, oltre a essere poco costoso, e a scoprire che raccontando le caratteristiche del gin utilizzato, si rendeva unica o “differente” l’esperienza del cliente, avvicinandosi un po' alla narrazione tipica del mondo del vino. Da questo momento in poi è stato sempre più un crescendo: i brand che oggi consideriamo alla moda si sono affermati in pochi anni e hanno aperto le porte a una produzione (tradizionale e non) molto variegata.
Oggi il mercato sembra essere saturo (nonostante le previsioni per l’Italia vedano questa categoria ancora in crescita per i prossimi anni): tutti cercano di far valere il proprio prodotto a suon di degustazioni, eventi, investimenti in comunicazione e influencers del gin, riconoscimenti e medaglie. Una corsa all’oro in cui si pensa (o si è pensato finora) che “fare un gin” fosse meglio che investire in un appartamento al mare o in un titolo Amazon o Meta al loro esordio. Una situazione pericolosa, con un’inflazione di brand, più o meno “veri”, piani commerciali spesso inesistenti e/o fatti “alla buona” e con idee poco chiare di cosa sia realmente il mercato degli alcolici: il rischio è che i clienti finali si stanchino di tutte queste proposte, si sentano troppo poco competenti in materia e facciano uno switch immediato verso altre tipologie di prodotti e di cocktails.
Come creare una selezione di Gin e Gin&Tonic?
Per creare la proposta ideale per il vostro locale bisogna partire dal presupposto che l’alcool, come diceva Hemingway, si beve per comunicare, “per parlare con gli altri. Se si è soli, per parlare con sé stessi”. Vino, birra, distillati e liquori sono tutti strumenti che aiutano la condivisione. Proponete la vostra carta dei gin (o di gin&tonic) pensando a questo. Raccontate la storia di un territorio, dei produttori locali, di una botanica primaria, di una tradizione secolare, o anche una storia moderna e innovativa: l’importante è che il prodotto che vendete crei comunicazione non solo tra i clienti stessi ma anche tra voi e loro.
Non esiste la carta dei gin perfetta, occorre renderla perfetta e unica solo per il vostro locale. Potete pensare a un tema che rimandi alla vostra realtà, a un percorso geografico (gin di varie provenienze che “raccontano” di terre lontane e vicine), o perché no a un abbinamento gastronomico. Oppure semplicemente pensate a una selezione che copra un po' tutte le sfumature di gusto che si attribuiscono a questo cocktail (fruttato, secco, agrumato, speziato, affumicato etc). L’importante è che creiate una carta che “intrighi” il cliente e lo invogli a conoscere e condividere, e lo faccia sentire importante anche solo per aver scoperto un momento di gusto e piacere del palato grazie al vostro suggerimento.
Altro punto importante è il prezzo, tema che può favorire o distruggere lo sviluppo della proposta gin in futuro. Il prezzo dovrebbe esser considerato non solo in base al margine, ma anche in relazione al ruolo che la proposta gin gioca nel vostro locale.
A determinare il valore del vostro gin&tonic è anche la dose di gin utilizzata: il 99% degli operatori potrebbe pensare che 50ml (5cl) di distillato sia la quantità giusta, ma nella vecchia Inghilterra, dove questo cocktail è nato, la misura standard è 25ml (2,5cl), permettendo una bevuta più leggera e rinfrescante, e meno costosa, “moltiplicabile” più volte con più drinks, con una maggior soddisfazione del cliente e più profitto per il locale. Non bisogna poi dimenticare il servizio (tipo di bicchiere, ghiaccio, garnish), l’abbinamento e lo “storytelling” nel momento della proposta e/o della consegna del cocktail. Tutte parti di quella che gli inglesi chiamano “experience”, a cui va aggiunta la componente di “hospitality”, ovvero accoglienza, ambiente, empatia e qualità che il cliente percepisce quando entra nel vostro locale.
Cosa succederà al Gin dopo 20 e più anni di crescita e successo?
Dipende un po' da tutti noi: produttori, proprietari di brand, distributori, gestori di locali e semplici bartenders o camerieri. Se ci concentriamo sui punti forti della nostra proposta, sul far percepire ai clienti che stiamo parlando di qualcosa che crea valore ed emozione in chi ci ascolta, se affrontiamo questa proposta con sincerità e cercando di acquisire competenza e condividere esperienze, il gin si salverà. Continuerà a essere nei prossimi anni l’amore o l’abitudine di molti, e ci ricorderemo di questi anni come la “Gin Craze” degli anni Duemila, la pazzia per il gin, e forse convinceremo anche le nuove generazioni almeno a conoscere quanto ci abbia appassionato, e quanto il gin ci abbia fatto comunicare con gli altri.
Altrimenti? Beh, ci sono varie categorie di prodotti, pronte ed agguerrite per conquistare poco o molto spazio al gin. Categorie che risorgono o si ripropongono al mercato con una nuova attrattiva, con nuove (o vecchie) storie da raccontare e con armi ben affilate per conquistarsi il mercato.
Questo è quel che stiamo pensando del gin in Proposta Vini. Quel che stiamo condividendo coi nostri clienti, tutti i giorni.